ANNO 14 n° 118
Giovedì Web
Tecnologia per difendersi
dagli attacchi degli squali
>>>>>>> di Samuele Coco <<<<<<<
01/10/2015 - 00:01

di Samuele Coco

VITERBO - Le nuove tecnologie non hanno cambiato solo il nostro modo di comunicare, infatti praticamente ogni giorno si discute su come migliorare le nostre vite grazie alla applicazione dei nuovi mezzi tecnologici. Così, ogni qualvolta si presenti un quesito irrisolto, la tecnologia viene coinvolta immediatamente.

Questo sta accadendo in questi giorni a Sydney, dove diversi esperti sono riuniti per cercare di risolvere il problema degli attacchi degli squali. Solo nel 2014 le autorità australiane hanno registrato 13 attacchi da parte dei predatori del mare, ben dieci in più rispetto all’anno precedente. Questi dati devono aver smosso l’opinione pubblica e il Governo australiano, il quale ha deciso di passare alla tecnologia per ottenere risultati significativi.

Quando l’obiettivo è la sicurezza dei bagnanti, tutte le misure atte a garantirla sono considerate lecite, è per questo che gli australiani hanno deciso di affidarsi non solo a studiosi del mondo degli squali ma anche ad ingegneri esperti nella realizzazione di soluzioni tecnologiche che possano essere utili nell’intento di fermare gli attacchi. Ed infatti le idee al vaglio sono diverse: si parla di tracciare in tempo reale i fondali e gli squali, in modo tale da migliorare l’attuale sistema basato su un sistema di tagging che è in grado di fornire solo l’ultima posizione dell’animale, o di combatterli con repellenti elettronici di tutti i tipi, da applicare alle tavole da surf o sul particolare abbigliamento indossato dai surfisti.

Ma la soluzione più interessante tra quelle citate è quella che porta alla creazione di un particolare dispositivo chiamato “Clever Buoy”, il quale agendo come una sorta di boa dalle funzioni smart è in grado di rilevare i momenti e quindi l’eccessivo approssimarsi dello squalo alle coste, inviando un sms di allerta alle autorità balneari. L’idea è interessante perché potrebbe funzionare attraverso la rete cellulare, quindi senza dover ricorrere ad infrastrutture dedicate, e inoltre permetterebbe lo sviluppo di applicazioni per smartphone e tablet che possano informare persino i natanti.

Il problema degli incontri tra l’uomo e lo squalo è sempre esisto, ma è chiaro che quando la sicurezza degli individui incontra anche le ragioni economiche create dal boom turistico di surfisti sulle coste australiane, i motivi per cercare di porre rimedio al problema aumentano in maniera esponenziale. Infatti, ben vengano le misure tecnologiche che possano salvare vite, ma il problema è forse generato più dalla paura di far allontanare i turisti che dalla reale possibilità che il numero degli attacchi possa aumentare sensibilmente.

Inoltre, in questi giorni in rete circola una singolare ricerca che evidenzia come la mania dei selfie possa generare un numero maggiore di vittime rispetto ai morsi degli squali. Purtroppo, al momento pare che per questo problema non sembra ci sia nessuno disposto a studiare adeguate contromisure.





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